Il pulpito cinquecentesco, ornato da marmi medievali, fu collocato nel quinto arco a destra della navata centrale.
L’attestazione più esauriente di come si presentava la struttura è fornita da Nicolò Baruffaldi in un disegno, conservato fra le pagine del secondo volume dei suoi
Annali e tracciato in occasione del definitivo smembramento del pulpito, di cui egli stesso fu testimone oculare, il 28 luglio del 1716, in concomitanza con il rifacimento barocco degli interni del Duomo.
Sviluppato su due livelli, l’ambone, sorretto da diverse colonne lapidee di colore rosso, disegnava nella parte centrale un’edicola aggettante dotata di baldacchino. Nella fascia inferiore e lungo tutto il parapetto correva una decorazione scultorea, composta da numerosi bassorilievi.
Alcuni di questi andarono smarriti in seguito allo smantellamento del pulpito e se ne persero per sempre le tracce. Tuttavia, proprio grazie alla testimonianza fornita da Baruffaldi, è stato possibile riconoscere i
sei bassorilievi oggi custoditi in Museo: la
Presentazione al tempio, l’
Agnello mistico, l’
Apologo dell’unicorno, la
Croce con la testa del Redentore, il
Contadino e un guerriero e la
Scena di vendemmia, cui va aggiunto almeno un frammento attualmente murato nell’atrio della Cattedrale.