Poco oltre le sculture del pulpito sono esposti alcuni dipinti del XVI secolo provenienti da importanti arredi liturgici della Cattedrale.
La tavola raffigurante la
Madonna col Bambino e due donatori, che ornava in origine uno degli altari laterali dell’antico Duomo, è di
Domenico Panetti, singolare artista attivo a Ferrara agli inizi del Cinquecento, sempre attento a coniugare il classicismo precoce del Perugino con la materia pittorica di matrice padana. L’opera rappresenta uno dei suoi capolavori, caratterizzata dal contrasto tra la valenza ieratica e monumentale della figura della Madonna e il liquido, vivissimo, paesaggio sullo sfondo.
Domenico Panetti, Madonna col Bambino e due donatori (1500 circa).
Le tre tavole seguenti, il
San Giorgio, la
Madonna col Bambino e il
San Maurelio, eseguite attorno al 1515-1530, costituivano il paliotto dell’altare maggiore della Cattedrale. Esse sono state alternativamente attribuite a
Girolamo da Carpi,
Giovan Battista Benvenuti detto
l’Ortolano e, recentemente, a
Benvenuto Tisi detto il
Garofalo, alla cui bottega certamente spettano. Secondo tale ipotesi, l’incarico di decorare il più importante altare della Cattedrale sarebbe stato assegnato al pittore di maggior pregio attivo sulla scena artistica estense della prima metà del Cinquecento.
Di fronte ai dipinti sono collocate altre opere lapidee. Tra queste, il
Cristo benedicente, opera di ambito campionese della prima metà del Duecento, che coronava in origine la vasca battesimale che si trova ancora in Cattedrale, nella cappella del Battistero.
Provengono invece da San Domenico le tre sculture visibili poco oltre. Esse decoravano in origine la tomba che il nobile ferrarese Francesco Sacrati fece edificare nel tempio domenicano tra il 1460 ed il 1461. La cappella, decorata da Cosmè Tura, era una delle più sontuose di Ferrara ma fu distrutta con i rifacimenti settecenteschi della chiesa.
Bernardo Rossellino, I santi Giorgio, Francesco e Paolo (1460-1461).
Secondo modelli di derivazione veneta, attestati in questo stesso museo dai
marmi dalla tomba di Giacomo Sacrati (1428 circa) esposti in Sala Codici, la struttura del monumento funerario prevedeva al centro la
Madonna col Bambino, tuttora nella chiesa di San Domenico, e la presenza, a sinistra, delle figure di
San Giorgio e
San Francesco che presenta alla Vergine Francesco Sacrati, e a destra quelle di
San Domenico (conservato nelle Raccolte Civiche di Lugo di Romagna), e di
San Paolo.
Se la
Madonna col Bambino è stata da tempo attribuita ad
Antonio Rossellino, scultore tra i più raffinati del Quattrocento, è recentissima la proposta di riconoscere negli altri quattro santi, tre dei quali qui esposti, la mano del fratello
Bernardo Rossellino. Secondo questa lettura, il monumento Sacrati rappresenta una delle più significative testimonianze dell’arte ferrarese dell’età di Borso d’Este, quando la città estense si aprì all’apporto della cultura figurativa fiorentina di matrice rinascimentale attraverso le opere di artisti come gli stessi Rossellino, Antonio di Cristoforo e Nicolò Baroncelli.
Poco oltre si può ammirare la piccola statua di
San Maurelio, a lungo attribuita a
Jacopo della Quercia, ma invece assegnabile grazie alle indicazioni documentarie allo scultore toscano
Paolo di Luca.