Tra le opere esposte nel Museo della Cattedrale, il ciclo di arazzi con le
Storie dei santi Giorgio e Maurelio s’impone per le monumentali dimensioni e per l’importanza liturgica e religiosa.
Unica serie conservatasi integralmente di panni tessuti a Ferrara in età rinascimentale, essa fu realizzato dall’arazziere fiammingo
Johannes o
Giovanni Karcher, chiamato insieme al fratello a lavorare alla corte estense, presso la quale prestò servizio fino alla morte di Ercole II (1559).
La diffusione della moda di adornare i propri palazzi con paramenti tessili istoriati s'inquadra in un processo che interessò l’intera Europa del XVI secolo e che vide i principi e i mecenati del sistema delle corti impiantare nelle loro città manifatture affidate a maestri arazzieri provenienti dalle Fiandre.
Talvolta questi centri di produzione assunsero incarichi anche esterni agli ambienti cortigiani. È il caso degli otto panni con le
Storie dei santi Giorgio e Maurelio la cui commissione spetta al Capitolo Metropolitano, il quale ne affidò l’esecuzione a Karcher il 15 ottobre 1550. L’obiettivo era quello di dotare la Cattedrale di sontuosi paramenti da esporre lungo la navata durante le festività dei due santi Patroni della città (dal 24 aprile al 7 maggio).
Johannes Karcher (su disegno di Camillo Filippi), San Giorgio subisce il supplizio dell'albero (1552).
I cartoni preparatori furono elaborati dai pittori
Benvenuto Tisi detto
Garofalo e
Camillo Filippi per la parte narrativa, e da
Luca di Fiandra, detto anche
Luca Fiammingo, per quanto attiene le bordure.
L’estrema chiarezza iconografica, la narrazione pacata, l’assenza di vera drammaticità, sono conformi alla funzione di devozionalità popolare che le grandi scene dovevano assolvere.
I documenti non chiariscono come i due pittori si siano divisi il lavoro, ma la critica appare concorde nell’assegnare integralmente al Filippi l’ideazione delle
Storie di san Giorgio e al Garofalo quella delle
Storie di san Maurelio; fa eccezione l’episodio raffigurante
Il popolo e il clero di Ferrara che accolgono san Maurelio, che presenta forti analogie con le scene approntate da Camillo Filippi.
Le storie sono incorniciate da ricche bordure che riprendono motivi tipici del repertorio decorativo manierista di metà secolo: festoni di frutta, putti alati, animali simbolici, misteriose presenze umano-vegetali e fantastiche chimere, con ovali monocromi in cui si vedono episodi minori della vita dei due santi.