Filippo Solari e Andrea da Carona, I santi Giorgio, Giacomo Maggiore, Filippo e Antonio Abate (1428 circa).
Le sculture esposte nella Sala codici provengono dal Lapidario Civico, prima istituzione museale pubblica, fondata nel 1735 ed ospitata al tempo nel cortile dell’Università a Palazzo Paradiso.
Dal 1920 la raccolta fu smembrata e dislocata in vari depositi cittadini, specialmente nelle sale e nel cortile di Palazzo dei Diamanti.
Con la costituzione del Museo della Cattedrale, nel 1929, una parte delle opere fu trasferita nella nuova collocazione. I materiali del Lapidario furono acquisiti attraverso donazioni e depositi da chiese e monumenti del territorio; ne sono esempio i due parapetti di ambone che nel Settecento erano ancora ubicati presso la chiesa di Voghiera, vicino al luogo in cui nell’Altomedioevo sorgeva Voghenza, prima sede vescovile del territorio ferrarese.
Si ignora, di contro, l’originaria ubicazione dei primi due gruppi di sculture esposti sulla parete d’ingresso, i
Santi Giovanni Battista,
Maurelio e
Giacomo e, di seguito,
San Pietro e
San Giovanni Battista che presenta un devoto, frammenti di sarcofagi medioevali.
Dalla sontuosa sepoltura di Giacomo Sacrati nella chiesa di San Domenico (1428) provengono, invece, i
Santi Giorgio,
Giacomo,
Giovanni evangelista e
Antonio abate, cui si accompagna la
Madonna col Bambino custodita a Casa Romei. Attribuite recentemente all’operosa bottega di
Filippo Solari e
Andrea da Carona, queste sculture rappresentano uno dei vertici dell’arte a Ferrara nel Quattrocento, quando la città estense fu crocevia di stili e tendenze provenienti dalla Lombardia, dal Veneto e dalla Toscana, divenendo uno dei centri artistici più originali e rilevanti del sistema delle corti italiane.
Concludono questa sezione altre quattro opere, tra le quali il
Ritratto di profilo del cardinale Bessarione, lapide che commemora la presenza del prelato a Ferrara nel 1438 in occasione del Concilio convocato per l’unificazione delle chiese orientale e occidentale, e i due rilievi –
Religiosi davanti ad un papa e
Il martirio di santa Giustina (?) – della seconda metà del XV secolo, attribuibili ad uno scultore ferrarese o padovano, secondo alcuni identificabile in
Nicolò Baroncelli.
Poco oltre, sono esposti i progetti relativi al completamento del campanile quattrocentesco della Cattedrale, in realtà mai portato a compimento. Essi derivano dall’attività della “Fabrica del Campanile”, incaricata nella seconda metà del Settecento di esaminare i progetti esistenti e sollecitare nuove proposte. Da una di queste trae origine il bel modello ligneo intagliato da
Giovanni Benetti, seguendo il progetto di
Antonio Foschini, architetto del Teatro Comunale.