La Sala detta del Camino conclude con magnificenza la sequenza degli ambienti più rappresentativi della Palazzina. Anche qui la costruzione del ciclo decorativo ad opera dei Filippi sopravvive, sebbene forte sia l’impatto del restauro novecentesco; l’armonia degli ornati del soffitto quadripartito, si differenzia per il ritmo più disteso dai serrati intrecci delle sale precedenti.
Allegorie delle imprese di Francesco d’Este, occupano medaglioni in posizione privilegiata. Di particolare effetto ed eleganza è il fregio articolato in due ordini con le immagini delle divinità dell’Olimpo, entro tempietti a padiglione.
Le allegorie delle stagioni, negli angoli, sono accolte da edicole che nell’impianto richiamano la migliore tradizione dei Filippi, mentre le figure sono quasi completamente opera di restauro novecentesca di Enrico Giberti. Sotto, una teoria di grandi anfore ricolme di fiori: rose, garofani, oleandri, intercalati da sottili cariatidi e sormontati da archetti vegetali.
Il camino monumentale del XVI secolo, finemente adornato da motivi decorativi tipici della officina veneta dei Lombardo, reca sull’architrave lo stemma della nobile famiglia ferrarese dei Falletti. Fu ritrovato da Giuseppe Agnelli nel granaio dell’ex-collegio dei Gesuati a Ferrara e fu collocato nella Palazzina a cura della Ferrariae Decus, già durante i lavori del 1926-27.
Notevoli sono i mobili: un bel cassone veneto in noce, lumeggiato in oro (XVI sec.), una credenza con un ricco repertorio di motivi ad intaglio (fine sec.XVI) e soprattutto di grande valore, un elegante stipo toscano del XVI secolo a forma di “studiolo” con cassetti, cassettini e piccole sculture, cornici e fregi intagliati.
Di notevole interesse è il busto in marmo con il Ritratto di Fanciullo (Lucio Vero?) della prima metà del II sec. d.C.
Il pregevole Ritratto di Gentiluomo della fine del XVI secolo è sistemato entro una cornice “alla sansovina” del tutto simile a quelle collocate nella Sala dei Banchetti (bottega di area veneta, XVII secolo).