La decorazione originaria di questa sala andņ irrimediabilmente distrutta da un incendio. L’assetto attuale risale al progetto di recupero ed allestimento della Palazzina degli Anni Trenta; si deve a Nino Barbantini la scelta di mantenere le pareti disadorne, proponendo un arredo particolarmente sobrio, in modo da alleggerire un percorso espositivo gremito da una simbologia assai complessa da decifrare.
Il dipinto montato nel sommo della volta, rappresenta il Carro del Sole, che fugge tra i bagliori del tramonto, per lasciare il posto all’arrivo della Luna; si tratta di un olio su tela, di autore ignoto del XVI secolo, che riprende un affresco realizzato a Palazzo Te da Giulio Romano, negli anni 1527-1530.
Il soggetto venne erroneamente interpretato come il mito di Fetonte, che per aver rubato il carro del Sole viene precipitato da Giove alle foci dell’Eridano, e fu scelto per questo ambiente proprio per il preteso legame con il territorio padano.
Nel muro opposto alla finestra č stato inserito un bel lavabo marmoreo, dalle pure linee rinascimentali i cui motivi decorativi sono riconducibili al formulario classico della scuola dei Lombardi (inizi sec.XV); proviene dalla collezione veneziana dei Doną delle Rose e fu messo in opera, ripristinandone la funzionalitą, poco prima della inaugurazione del 1938.
Anche il mobilio asseconda la ricerca di una sobria discrezione, esaltano la volumetria della sala; due panche toscane in noce con eleganti colonnine lignee sullo schienale (secc.XVI-XVII), affiancano un lungo tavolo a cassetti, con sostegni finemente sagomati (Italia settentrionale, sec.XVII). L’arredo č completato da due sedie del secolo XIX, che imitano un modello settecentesco assai diffuso, riutilizzando anche alcune parti orginali.
Tra lo opere esposte in questo ambiente si segnalano il Putto di Giuseppe Virgili, del 1935, in bronzo; l’opera fu acquistata dall’Amministrazione Comunale nel 1951 e successivamente posta al centro della fontana del giardino. A seguito del restauro č oggi qui alloggiata per garantirne la adeguata conservazione; Maurizio Bonora ne ha eseguito il calco che č stato collocato nella fontana, in sostituzione dell’originale.
Nella sala sono esposti due dipinti appartenenti alla Collezione Orfanotrofi e Conservatori, in deposito permanente presso i Musei Civici di Arte Antica di Ferrara. Il primo rappresenta il Ritratto di Margherita Gonzaga ed č attribuito a Franz Pourbus il Giovane (Anversa 1569-Parigi 1622). Margherita Gonzaga, terza moglie di Alfonso II d’Este, come attesta l’iscrizione in alto, fu fondatrice nel 1593 di un conservatorio per fanciulle, dedicato a Santa Margherita. Proprio da questo oratorio proviene il secondo dipinto, opera del Settecento che raffigura una figura allegorica con unicorno, angeli e palma del martirio.